Bush senior al salvataggio dei film di Sihanouk

 
Il vecchio George Bush padre, prima di essere direttore della CIA e di diventare poi Presidente degli Stati Uniti, fu a capo dell’USLO a Pechino, l’United States Liaison Office che rappresentava gli interessi 
americani in Cina, prima che fosse aperta una regolare ambasciata. In questa veste ebbe un singolare rapporto epistolare con Sihanouk.
Erano gli inizi del mese di marzo 1975 e Phnom Penh, stretta d’assedio dal FUNK, era ormai Isolata dal resto del mondo. I suoi seicentomila abitanti, cui si era aggiunto un milione e mezzo di profughi, non ricevevano più alcun rifornimento di cibo e le bombe cadevano ormai sul centro della città.
Il cuore di Sihanouk trepidava per la sorte che, in tale drammatica situazione, avrebbero potuto avere i film di cui lui era stato sceneggiatore, regista, interprete principale e compositore delle musiche.
Scrisse allora al Presidente degli Stati Uniti Gerald Ford un’accorata lettera in cui diceva: “Io, Norodom Sihanouk, antico re di Cambogia, ho l’onore di inviarLe questa lettera per presentare a Vostra Eccellenza una questione non di ordine politico ma culturale.
Senza dubbio saprete che, quando ero al potere a Phnom Penh, i miei rari momenti di distrazione di Capo di Stato erano consacrati, da un lato, alla composizione musicale (leggasi: canzonette) e, dall’altro, alla cinematografia. Lon Nol e il suo partito pretendono che i miei film non erano altro che «un semplice piacere da Re, un capriccio da Principe, senza alcun valore artistico» ed erano indegni delle tradizioni culturali della Cambogia. Oso sperare che Vostra Eccellenza non resterà insensibile a queste mie argomentazioni. E’ con questa speranza che mi permetto di rivolgermi a Lei, il cui governo è responsabile del mantenimento al potere a Phnom Penh del regime di Lon Nol, per pregarla di avere la bontà di ottenere dal regime di Lon Nol che mi restituisca tutti i miei film entro il più breve tempo possibile. Potrebbero essere consegnati all’ambasciata degli Stati Uniti a Phnom Penh, che li farebbe giungere a Pechino per essermi consegnati, nel caso, per il tramite dell’ambasciata di Francia in Cina. Quando la guerra in Cambogia sarà finita, io farò realizzare degli ampi estratti dei miei film, per tutto quello che ha attinenza con le ricchezze artistiche, culturali, etc. della Cambogia. Io metterò questi documenti filmati a disposizione di tutti i popoli e, in particolare, del grande popolo americano. Il Vostro illustre predecessore, il Presidente Nixon, aveva voluto ottenere dal regime di Lon Nol che mi fosse restituita Sua Maestà la Regina madre. Sono sicuro che Vostra Eccellenza, conosciuto in tutto il mondo come un uomo di cuore, vorrà farmi restituire i miei film che sono l’unico ricordo e il solo bene che mi resta della mia patria, la Cambogia.”
Gli Americani presero molto sul serio la questione, o almeno pare, e il 27 marzo George Bush rispose a Sihanouk dicendo che il messaggio era stato trasmesso a Washington e che era stato incaricato di trasmettere a Sihanouk la risposta del governo americano. John Holdridge, uomo dell’USLO, incontrò un emissario di Sihanouk ma il solo risultato che si ottenne furono le dimissioni e la partenza di Lon Nol per le Hawaii, con una solida buonuscita in dollari.
I “capolavori cinematografici” di Sihanouk, a differenza del popolo cambogiano, non subirono alcun danno, neppure durante i tragici tre anni, otto mesi e venti giorni che fecero seguito al 17 aprile 1975.
Chi ha vissuto in Cambogia da prima dell’anno 2000 ha avuto modo di vedere trasmessa sulla televisione nazionale tutta la produzione artistica di Sihanouk e forse si è rammaricato che, durante la guerra, nessun ordigno incendiario la abbia fatta sparire dalla faccia della terra.