Diego da Couto descrive Angkor

Cinco livros da Duodecima Decada da Asia

capitolo VI, folios 110 – 112

 

Della grande e meravigliosa città che fu scoperta nelle foreste

del Regno di Cambogia,

della sua costruzione e della sua situazione.

Considerato che stiamo parlando di questa regione e del Regno di Cambogia, ci pare opportuno scrivere di una cittá molto bella che venne scoperta nelle sue foreste (.....) una cosa veramente eccezionale e che può essere considerata una delle meraviglie del mondo.

Nell'anno 1550 o 1551, quando il re di Cambogia andava a caccia di elefanti nelle più folte foreste di questo regno, i suoi uomini battendo la macchia capitarono su delle imponenti costruzioni invase, fin all'interno, da una vegetazione tanto esuberante che non riuscirono neppure ad abbattere per potervi penetrare. Andarono a riferire tutto ciò al sovrano che decise di recarsi sul posto e lì, vista l'estensione e l'altezza delle mura esterne, volendo vedere anche all'interno, diede ordine di tagliare e bruciare immediatamente la vegetazione. Il re restò sul posto, accampando nei pressi di un bel fiume, per tutto il tempo in cui procedette il lavoro nel quale furono impegnati cinque o seimila uomini che, in pochi giorni, completarono l'opera e ripulirono tutta la città, sia all'interno che all'esterno delle mura, da questo inestricabile sottobosco e da alberi di grande fusto che la avevano sommersa da molti anni. Dopo che tutto venne accuratamente ripulito, il re entrò nella città e, percorsala per tutta la sua estensione, restò stupefatto per la grandiosità delle costruzioni. Decise perciò di trasferirvi immediatamente la corte reale (1), in quanto la città era invero maestosa per le sue opere e inoltre il sito era uno dei migliori del mondo perché questa regione è una delle più piacevoli con i suoi boschetti, i fiumi e delle eccellenti fonti sorgive. La città era a pianta quadrata e misurava una lega (2) di lato. Aveva quattro porte principali, più una quinta che dava accesso al Palazzo reale. Su ciascun lato del quadrilatero si levava un superbo camminamento di ronda, costruito come le mura di cui poi parleremo.

La città era circondata da un fossato largo quanto il tiro di una spingarda e conteneva tre braccia d'acqua, il cui livello era sempre costante. Sul fossato, passano cinque ponti che corrispondono alle cinque porte di cui si è già detto; ciascun ponte ha una larghezza di 12 piedi; sono interamente costruiti su archi in pietra di una grandezza straordinaria e hanno su entrambi i lati delle balaustre in pietra scalpellata, simile al marmo, con un parapetto, molto ben lavorato, sulla parte superiore e sul quale sembrano cavalcare a intervalli regolari dei giganti fatti con la medesima pietra, molto ben scolpiti con le mani che poggiano sui parapetti; tutti hanno le orecchie forate e molto lunghe, come quelle degli abitanti di Canara (3) dal che pare che l'opera sia di là. Le mura della città sono interamente in pietre lavorate, così perfette e ben disposte che paiono un monolito – che è, come ho già detto, quasi come del marmo – perché non ci sono intersizi nella sovrapposizione delle pietre, che sono molto grandi, né vi è traccia di malta con cui sono tenute insieme. Il muro è di una notevole altezza e a un mezzo braccio al di sotto del culmine sporgono all'esterno delle pietre a sbalzo, molto grandi e molto ben scolpite, disposte tutte a intervalli regolari, e su ogni pietra c'è un superbo gigante, scolpito a altorilievo, il dorso al muro, con nelle mani delle belle mazze brandite all'aria, che sembra posto lì per colpire chiunque tenti di arrampicarsi. I portali di ciascuno dei padiglioni di ingresso sono magnificamente scolpiti e sono tutti della medesima pietra, così perfetta e delicata che il padre Fra' Antonio da Madanela dell'ordine dei cappucini, che è stato in questa città, mi diceva che più volte aveva preso fra le sue mani le braccia di questi giganti , che sono fatti tutti in un solo blocco di pietra, per vedere se erano stati lavorati al tornio. E ciò che è più stupefacente in questa opera è il fatto che questa pietra non si trova se non a venti leghe di distanza, dal che si può valutare il costo, il lavoro, l'organizzazione delle attività che vi poterono essere consacrati. E su una pietra che fu trovata al di sopra della porta di un tempio, di cui parleremo in seguito, c'erano anche alcune righe scritte in lingua badaga, che è quella di Canara (4), che raccontavano che questa città, questi templi ed altre cose di cui parleremo in seguito, furono costruiti sotto il regno di venti sovrani e che si impiegarono 700 anni.

Su uno dei lati della città si trovavano delle costruzioni non ultimate che pare fossero i palazzi del re, poiché, per la fattura, la sontuosità e la grandiosità, apparivano regali sin dal primo colpo d'occhio, per le numerose cornici, i fogliaggi, le figure e altre decorazioni che allietavano la vista e testimoniavano la abilità degli scultori. Al centro della cittá si poteva vedere un tempio fra i più straordinari, ancora non ultimato (5). Da ciascuna delle porte della città si dirigeva verso quest'ultimo un viale della stessa larghezza dei ponti esterni, con le sue balaustre costruite con la stessa pietra lavorata e della medesima fattura di quelli esterni. E da ciascun lato dei viali si snodavano degli altri canali molto belli, colmi fino all'orlo di acqua che proviene dal fossato che circonda la città e che entra attraverso le due porte dei lati nord ed est, poi torna a riversarsi nello stesso fossato attraverso le porte sud e ovest, di modo che il livello dell'acqua del fossato non diminuisce mai, perché qualsiasi sia la quantitá d'acqua che entra dalle due porte, questa vi torna nuovamente attraverso le altre due. Per quanto riguarda il grande fossato, questi è sempre colmo, perché vi si immettono dei fiumi importanti e abbondanti e, addirittura, per l'eccesso di acqua in alcuni punti è necessario prelevarla affinché non debordi. In questo modo, ciascuna delle strade che partono dalle porte è fiancheggiata da due canali attraverso i quali entrano numerose imbarcazioni che arrivano dal resto del paese sui fiumi esterni, cariche di provviste, di legno da bruciare e di altre derrate necessarie che loro vanno a scaricare proprio sulla porta delle case che hanno, tutte, un accesso sul canale e uno sulla strada. Così la città è ripulita da tutti i rifiuti che sono trasportati fuori, fino al fossato; di modo tale che dopo che il re che scoprì questa città vi ebbe trasferito la corte, questa si trova ad essere la più bella, la meglio servita e la più pulita città del mondo.

A una mezza lega dalla cittá si trova il tempio chiamato Angar (6), costruito su un bel terreno piano e sgombro. Questo tempio ha una lunghezza di centosessanta passi ed è una costruzione tanto singolare che non la si può descrivere con la penna, e nemmeno la si saprebbe paragonare ad alcun altro monumento al mondo. Il corpo centrale comprende quattro navate e il tetto delle loro volte, fra i più decorati, culmina in una cupola appuntita e molto alta, costruita su molte colonne lavorate con tutte le raffinatezze che il genio umano è capace di concepire. Il tempio è stato elevato su un superbo basamento di grandi lastre della stessa pietra del resto della costruzione e vi si accede da dei gradoni molto ben cesellati e rimarchevoli che corrono tutto intorno. A ciascun angolo dell'edificio centrale del tempio se ne levano altri, più piccoli, il cui stile corrisponde a quello del corpo principale e che terminano tutti con cupole molto appuntite di modo tale che si vedono sin da quattro leghe di distanza, interamente dorate alla sommità, con i loro globi ed i loro stendardi. Il tempio è circondato da un fossato della larghezza di un tiro di moschetto e di sette braccia di profondità, e al di sopra corre un ponte che corrisponde all'unica porta del cortile centrale; all'ingresso del ponte si trovano due tigri in pietra, una da ciascun lato, così veramente grandi e incutenti paura che bene spaventano coloro che entrano. Tutto il ponte è coperto di archi, fra i più delicatamente scolpiti, in pietra da taglio, cosa veramente degna di essere vista. Il tempio è circondato da numerose e belle costruzioni e le colonne delle gallerie come le balaustre delle finestre sono della stessa pietra, così ben levigate che sembra che siano state fatte al tornio.

Nella grande pianura circostante vi sono numerosi altri templi, più piccoli ma di eccellente fattura, che pare siano stati il sepolcro dei signori di questo regno, allo stesso modo che il grande tempio sembra che lo sia stato per i re che lo fecero costruire. A due leghe e mezzo dal tempio si trova il grande lago che io credo sia il famoso Chiamai (7) che può avere trenta leghe di lunghezza e sedici di larghezza e che è alimentato dal famoso fiume Menam (8) che porta al lago le acque di numerosi altri fiumi e che nasce all'incirca nella stessa regione in cui nasce il Gange. Questo lago dovrebbe trovarsi a circa cento cinquanta leghe di distanza dal mare, verso l'entroterra. Da quando comincia la stagione delle piogge, cioè in giugno, questo fiume scende dalle montagne con un tale volume di acque che non può restare nelsuo letto e deborda in numerosi punti e inonda la campagna circostante per oltre venti leghe. E continuando la sua discesa fino ad altre grandi montagne, cambia il suo corso e va a cercarsi una via a Nord-ovest e, avendola trovata, si divide in due braccia di cui una va a riversarsi in questo grande lago mentre l'altra va a scaricarsi in mare. Durante il periodo di queste inondazioni il flusso del mare si fa sentire fino a questo lago che ne è distante cento cinquanta leghe, come ho già detto, e ciò dura per quattro mesi. Poi, quando termina la stagione delle piogge, cioè in ottobre, le acque tornano ariversarsi in mare per altri quattro mesi; ed allora il lago cala talmente di livello che si riduce a tre braccia d'acqua, mentre durante il periodo delle acque alte se ne potevano avere da nove a dieci braccia. Durante i quattro mesi restanti, che sono febbraio, marzo, aprile e maggio, il livello del lago sale e scende secondo il corso della luna. A una certa stagione, un anno su due, nasce dal fondo del lago una grande quantità di riso con la sua corteccia, che in India si chiama bate (9), che da nutrimento ad una grande parte degli abitanti dei villaggi vicini. Si può dedurre che questo riso cresce sotto acqua come un'alga e, al momento giusto, spunta in superficie. In questa epoca molte piroghe vanno sul lago, raccogliendo il riso con grande allegria, danze e musica di strumenti.

Il re che scoprì questa città vi fece installare i suoi palazzi con gran dispendio di denaro e vi installò la corte; popolò la città di gente fatta venire da altre città del Regno e tra loro diede in dono delle terre e distribuì dei possessi ereditari per le loro colture.

E' certo che questo Regno appartenne un tempo ai Cinesi, e i Cambogiani conservano ancora oggi le loro leggi e i loro costumi; i Governatori si chiamano Mandarini; le monete sono i tael e i mace, come in Cina, e i pesi sono gli stessi. In seguito, questo Regno fu assoggettato al re del Siam, e costui lo diede in dono a uno dei suoi paggi, Dobetele, che lo popolò e lo ingrandì. Le sue terre sono così fertili che un candil di riso – che corrisponde a venti alqueires – vale centocinquanta reis (10). Possiede numerosi bovini, dei bufali e tanti cervi che con le loro pelli si caricano delle navi destinate alla Cina, e questa è la merce più importante di tutte. Nelle foreste ci sono molte capre, cinghiali, meru, gazzelle e tanti elefanti che si assicura che il re ne possieda quarantamila. Questi sono cacciati nella maniera seguente: si fanno dei kraal in legno spesso, dove non si può entrare se non da una sola porta che si chiude con solide saracinesche. Poi, nei luoghi in cui gli elefanti maschi hanno l' abitudine di mangiare vengono lasciate andare delle femmine ben addomesticate e addestrate. Quando sono in vista degli elefanti, queste fuggono correndo verso il kraal e gli elefanti, vedendole, le seguono ed entrano dalla porta. Allora i cacciatori che sono al di sopra fanno immediatamente cadere la saracinesca. Cosí gli elefanti sono rinchiusi in uno stretto kraal, dove sono domati dagli effetti della fame e della sete, E quando sono pronti per essere addomesticati, vengono fatti uscire e messi in mezzo ad altridue elefanti già domestici e vengono guidati nelle stalle dove sono alloggiati. Si dice che questi re possiedano due elefanti bianchi e due rinoceronti bianchi; ma non si deve credere che siano bianchi come i cavalli bianchi; sono soltanto di un colore più chiaro del colore ordinario degli altri.

Questo regno possiede molte altre cose grandiose che io passo sotto silenzio per non voler assolutamente stancare.

 

NOTE

(1) in realtà occorsero ancora 26 anni prima che un suo successore, Satha, rendesse operante tale decisione.

(2) la lega terrestre può variare da 3,898 a 4,445 km.; è quindi una valutazione esagerata.

(3) nome dato dai Portoghesi al regno indiano di Vijayanagar

(4) lingua parlata dai Telugu che abitavano il Paese Tamil, in prossimitá di Vijayanagar

(5) il Bayon

(6) Angkor Vat

(7) è il nome di un lago immaginario che nelle credenze popolari, riprese dai Portoghesi, era la sorgente della maggior parte dei fiumi del Sud-est asiatico: il Brahmaputra, l' Irawadi, il Salwin e il Menam

(8) errore di de Couto: il Menam si trova in Thailandia, qui si tratta del Mekong. 

(9) paddy

(10)  unità di peso e monete portoghesi