La moralità di una regina

 

Molti libri sono stati scritti su Vittoria, che fu regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda dal 20 giugno 1837 e Imperatrice d'India dal 1876 fino alla sua morte nel 1901. Pochi, però, hanno riportato questa lettera, tragica e bellissima, che nell’anno 1839 Lin Ze-xu, letterato alla corte imperiale Manciù, scrisse a S. M. Vittoria, regina degli Inglesi.

“La Via del Cielo è l’equità nei riguardi di ognuno: essa non tollera che noi facciamo del male agli altri per il nostro vantaggio.

Sotto questo aspetto, tutti gli uomini sono simili nel mondo intero: essi amano la vita e odiano ciò che mette la vita in pericolo.

Il Vostro paese si trova a ventimila leghe di qui; ciò nonostante, la Via del Cielo si applica a Voi come a noi, e i Vostri istinti non sono per nulla diversi dai nostri; in nessun luogo gli uomini sono così ciechi da non distinguere ciò che porta la vita da ciò che porta la morte, ciò che è un vantaggio da ciò che è dannoso.(....)

Vi sono però stranieri malintenzionati che fanno l’oppio e lo portano [in Cina] per venderlo, inducendo gli sciocchi a distruggersi da se medesimi, per ricavarne profitto. In precedenza, il numero dei fumatori d’oppio era esiguo, ma ora questo vizio si è diffuso ovunque, e il veleno è penetrato sempre più in profondità. E’ pur vero che bisogna essere gente stupida per cedere a questo vizio a proprio detrimento, e, posto che sono loro a aver causato la propria rovina, noi possiamo anche non curarcene. Ma il nostro grande Impero si considera responsabile delle abitudini e dei costumi dei propri sudditi e non può restare soddisfatto vedendoli vittime di un veleno mortale. per questo motivo, noi abbiamo deciso di infliggere pene severe ai mercanti e ai fumatori di oppio in modo di porre termine in maniera definitiva al propagarsi di tale vizio. Pare che questa merce venefica sia preparata da diabolici individui che vivono in località sottoposte alla Vostra legge. naturalmente, non è dietro Vostro ordine che essa è prodotta o venduta. E non tutti i paesi su cui regnate la producono, bensì solo alcuni di essi. Mi si dice che nel vostro paese è proibito con minaccia di pene severissime l’uso dell’oppio. Questo significa che voi non ignorate fino a che punto tale vizio sia nocivo. Ma, piuttosto che vietare il consumo di oppio, sarebbe cosa migliore impedirne la produzione, che è poi l’unico modo di stroncare il male contagioso alla radice. Fintanto che Voi non prenderete questo provvedimento, ma continuerete a produrre oppio e a indurre il popolo cinese a acquistarlo, Voi vi mostrerete preoccupata per la vita dei Vostri sudditi, poco sollecita per la vita degli altri uomini e indifferente al male che fate agli altri, nella Vostra avidità di denaro.

Una simile condotta ripugna al sentimento umano e non si confà alla Via del Cielo.(.....)

Al ricevimento di questa lettera, Vostra Maestà sarà così cortese da volermi far sapere immediatamente le misure che saranno state prese.”

La regina Vittoria non rispose alla lettera ma immediatamente prese le misure di inviare la flotta che, con l’appoggio di quella francese, sbloccò i porti, occupò Pechino, saccheggiò il Palazzo d’Estate e impose il libero commercio dell’oppio.